Brassaï, pour l’amour de Paris

Brassaï, pour l’amour de Paris
A cura di: Gouvion Saint Cyr A. de
Editore: Alinari IDEA – 2015
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Brassaï, fotografo nato in Ungheria ma naturalizzato francese, ha dedicato più di cinquanta anni di attività artistica a immortalare in ogni sfaccettatura la sua città adottiva.

Dai teneri bambini intenti a giocare nei giardini pubblici alle coppiette che amoreggiano nei luna park, dalle stelle dell’Opéra e del balletto alle prostitute e ai vagabondi, dai vicoli in selciato agli effimeri graffiti, le sue fotografie incarnano l’essenza più intima di Parigi.

Brassaï scopre la capitale francese ancora bambino, ai primi del Novecento e all’epoca di Marcel Proust, e la città prende vita davanti ai suoi occhi, mentre percorre i sentieri bucolici del Bois de Boulogne, ammira la visuale dall’“imperiale” dell’omnibus, o passa i pomeriggi a giocare con una barchetta che solca le acque del laghetto del Jardin du Luxembourg; successivamente, commemorerà questi ricordi d’infanzia in un film.
Nel corso degli Années Folles, la scena artistica parigina è vivacissima e, al ritorno dal periodo di studi trascorso a Berlino, Brassaï diventa amico di Henry Miller, Dalì, Picasso, Matisse, Giacometti e Jaques Prévert, e realizza alcuni dei suoi scatti più rappresentativi sulla Parigi notturna.

Prosegue poi sublimando i diversi quartieri parigini, e celebrando l’amore eterno della città con le immagini degli eleganti clienti intenti ad ammirare le vetrine in rue de Rivoli, degli operai addetti alla lavorazione del carbone sulle rive della Senna, del contrasto provocato dai raggi del sole sui gargouille di Notre-Dame, del Pont des Arts avvolto da una vellutata nebbia notturna, e della pura maestosità di monumenti parigini quali la Tour Eiffel o l’Arc de Triomphe.

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Brassaï, pour l’amour de Paris
3 ottobre 2015 – 24 gennaio 2016
A cura di Agnès de Gouvion Saint-Cyr,
organizzata da Fratelli Alinari Fondazione per la Storia della Fotografia

250 fotografie vintage e una proiezione per raccontare la storia eccezionale di una passione, quella che ha unito per più di cinquant’anni lo scrittore, il fotografo e cineasta Brassaï agli angoli e ai più nascosti recessi della capitale ma anche a tutti quegli intellettuali, artisti, grandi famiglie, prostitute e mascalzoni, in breve, a tutti coloro che hanno contribuito alla leggenda di Parigi.

Brassaï, il fotografo venuto da un altro luogo
Nato nel 1899 a Brasso in Transilvania, Gyulus Halasz, che prende il nome di Brassaï quando inizia a fotografare nel 1929, ha quattro anni quando suo padre lo porta con se a Parigi dove è stato invitato, in qualità di professore di letteratura, a trascorrere un anno sabbatico. Questo periodo affascina il giovane e resta impresso nella sua memoria. Il fascino per Parigi porta Brassaï a raggiungere la capitale francese nel 1924 dopo i suoi studi d’arte a Berlino. Ben presto incontra Desnos e Prévert i quali lo inseriscono nell’ambiente degli artisti e degli intellettuali che hanno contribuito a rinominare gli Anni Folli di Montparnasse e lo introducono al surrealismo. Il suo pensiero si concentra nel trasformare il reale in decoro irreale. Egli ricerca gli oggetti più ordinari e ne trasforma il significato, osa giustapposizioni insolite e defamiliarizza la percezione togliendo il reale dal suo contesto. Ecco come nascerà la sua ostinata ricerca dei graffiti a partire dal 1929.

Anni folli e passeggiate notturne
Allo stesso tempo, Brassaï inizia a braccare nella luce notturna della città una Parigi insolita, sconosciuta e disprezzata. Durante le sue lunghe passeggiate che lo portano solo o in compagnia di Henry Miller, Blaise Cendrars e Jacques Prévert, complici nell’alimentare le sue curiosità, rende visibili le umili prostitute dei quartieri “caldi” o i lavoratori della notte alle Halles, trasforma il rigore classico dell’architettura parigina in scene particolari e fissa l’insolita bellezza delle silhouettes fuggitive, delle illuminazioni accecanti o delle nebbie della Senna. Questo perdigiorno impenitente descrive la città seguendo i punti di vista che gli sono propri e che la luce gli offre come la visione panoramica di Parigi dall’alto della torre di Notre Dame, il riflesso ripetuto all’infinito degli archi del ponte sulla Senna, la pavimentazione dei Jardins des Tuileries disegnata dall’ombra dei cancelli, i fiori del castagno che emergono dalla notte come un bouquet nuziale o le apparizioni delle “belle di notte” nei portici oscuri.

Le sue amicizie surrealiste
Nel 1932, Picasso impressionato dal lavoro di Brassaï gli affida il compito di fotografare la sua opera scultorea fino ad allora sconosciuta e che deve essere pubblicata nel primo numero di una nuova rivista d’arte: Le Minotaure. I due artisti scoprono di avere dei gusti e delle affascinazioni in comune che hanno segnato il loro lavoro: le atmosfere sensuali delle Folies Bergères, e non è sorprendente per questi innamorati delle forme femminili, o quelle sempre misteriose delle feste delle fiere nelle quali regnano cartomanti e indovini. Tra tutti questi spettacoli, quello che attira maggiormente la loro attenzione è certamente il circo. Qui vi ritrovano la bellezza dei corpi umani e la virtuosità degli sforzi fisici, il dialogo tra la bestia e l’uomo, il senso dell’equilibrio e il gusto per il mistero.

Parigi, bella di giorno
Scopritore infaticabile della Parigi notturna, Brassaï non è insensibile al fascino della capitale alla luce del giorno. Egli ci propone così una visione del tutto personale dei giardini del Luxembourg, una sedia abbandonata o un leone minaccioso sotto la neve, piccoli artigiani, – il gelataio, il venditore di palloncini, un fotografo ambulante, il giardiniere che raccoglie le foglie o le statue svestite.
La stessa naturale empatia per gli argini della Senna che egli percorre per incontrare gli innamorati, i pescatori, i senza tetto e anche i cani. Brassaï passa da un quartiere all’altro – il Quartiere Latino, Bercy, Auteuil, e analizza le specificità di ciascuno. Mentre documenta le vita reale di questi spazi, sa anche catturare lo spirito di ogni quartiere di Parigi: la folla elegante di rue de Rivoli, i passanti davanti ai negozi dei Grands Boulevards, i carbonai lungo la Senna a Bercy, ma anche l’imponenza dei monumenti, la torre Eiffel, l’Arco di trionfo e soprattutto Notre-Dame e i suoi doccioni zoomorfi che rappresenta di giorno come di notte. Così, da qualsiasi lato si guardi il suo lavoro, vi si ritrova Parigi, sempre Parigi.

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